sabato 22 settembre 2012

DEL MANGIAR CARNE

(domenica mattina, h 6:50)

Amo svegliarmi presto, credo che l’ora tra le 6 e le 7 sia la migliore della mia giornata: la tangenziale e il mio compagno dormono ancora, la micia è impegnata nelle sue segrete attività feline e io mi godo il cielo dell’alba, la solitudine e alle volte un buon caffè caldo. Inoltre il mio cervello vive il suo momento più lucido e infatti stamane, pur essendo domenica, ho sentito il bisogno impellente di alzarmi dal letto e venire a scrivere questo post.
Il fatto è che ieri ho fatto un giro in una libreria del centro e come ogni volta che non trovo nulla di interessante da acquistare, ho preso il libro di Jonathan Safran Foer sul vegetarianesimo e mi sono diretta verso la cassa. Nel tragitto, come sempre, mi sono fermata a leggerne poche righe a caso, dopodiché l’ho riportato diligentemente al suo scaffale.

Non ho più l’età per leggere di allevamenti intensivi, mattatoi e crudeltà varie.

D’altro canto non mi serve sapere granché (e Safran Foer mi è anche antipatico, ho contribuito al suo patrimonio comprando i suoi due romanzi per cui la mia parte l’ha già avuta) perché sono figlia di un uomo che,  anche se figlio di contadini, fuggiva sempre se c’era da tirare il collo ad un pollo (e d’estate, quando si andava in vacanza in Abruzzo negli anni ‘80, queste scene si vedevano), sono sorella di una vegetariana convintissima (almeno fino alla sua prima gravidanza, poi si sa come va a finire) che aveva la foto di una bella testa di vitello scarnificata appesa in camera, tanto per ricordarci da dove viene il nostro Giga-burger succulento.

Insomma, nella famiglia di origine di Cicciaciclista sensibilità al tema c’è sempre stata e devo anche riconoscere che molta della carne proveniva veramente dalla campagna (viste le origini della genia).


Tutto questo preambolo per dire che: non sono vegetariana, non mangio coniglio perché mi ricorda il gatto (e poi, hai visto mai), non mangio il tacchino perché non mi piace, del pollo mangio solo il petto, il bovino mi inizia a risultare difficile da ingoiare, vitellini e maialini non li mangio perché sono cuccioli (del resto anni fa, ci hanno convinto che non si poteva più mangiare bambini, quindi perché dovrei accanirmi sui piccoli di altre specie?) però del maiale adulto mi mangio (quasi) tutto. Povero!

E se siete come me, cioè vi terreste il maialino Babe in casa ma quando vedete la porchetta non ragionate più, vi prego di ricordare sempre, sempre e sempre che gli allevamenti intensivi sono insostenibili sia perché crudeli verso altre specie, sia perché nocivi per il benessere del pianeta e di noi tutti (non sto a mettervi link, ma se fate un giro un google troverete montagne di documentazione in questo senso, oppure vi comprate “Eating Animals” di Safran Foer e date anche voi il vostro contributo alle sue finanze, mica solo io!) e quindi informatevi se ci sono piccoli allevatori che lavorano correttamente sul vostro territorio che facciano vendita diretta o meglio, se c’è un Gruppo d’Acquisto Solidale dalle vostre parti pronto ad accogliervi; c’è sempre la morte di un essere vivente in ballo, ma sfido chiunque ad affermare che il pollo incellophanato nel supermercato sia meglio di quello di mia zia  che ha razzolato e beccato radici fino al suo accrescimento naturale e non è stato portato in mattatoio in camion per essere sacrificato per il nostro bene.
Nessun essere vivente può essere trattato come un oggetto di plastica, neanche un pomodoro, quindi rispettiamo il nostro corpo e il cibo di cui ci nutriamo e scegliamolo con cura.
Buona domenica!


P.s. Io non compro più carne (e pochissimo pesce) al supermercato, se sono proprio costretta la scelgo biologica. A dir la verità, tutti i miei acquisti in grande distribuzione si sono ridotti; se c'è qualcuno che si sente a disagio a fare la spesa al supermercato come è successo a me, sono qui per dritte e consigli.

2 commenti:

  1. Condivido in pieno quello che scrivi (tranne l'avversione per Safran Foer, pero'). Consumare e acquistare carne responsabilmente e' un buon modo per cominciare a cambiare un sistema non sostenibile e dannoso senza bisogno di diventare per forza tutti vegetariani.
    P.S. Da piccola ricordo che noi bambini cercavamo di far scappare i piccioncini presi nella campagna di mio nonno per il pranzo. Oggi i bambini difficilmente possono collegare la carne nel piatto con un animale ucciso. Anche un libro di Safran Foer può aiutare a riflettere sulla questione.

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    1. Grazie Paola, è verissimo soprattutto perchè Safran Foer è una star della letteratura e quindi è più facile che il suo libro capiti in mano anche a chi non ha particolare sensibilità verso il problema. In ogni caso per quel che vedo, quando si vuole sensibilizzare gli individui circa quello che hanno nel piatto, è più facile fargli capire che potrebbe fargli male (perchè il pollo è nato e cresciuto in gabbia ed è morto in maniera violentissima o perchè la fragola è stata fatta maturare artificialmente) piuttosto che fargli valutare l'effetto che quel piatto ha avuto su altre vite(degli animali ma anche degli agricoltori). Ma su questo argomento tornerò con un post dedicato.

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